Mentre il mondo evolve e le banche centrali studiano strumenti per rafforzare la sovranità monetaria, c’è ancora chi in Italia – opinionisti, politici e sedicenti esperti di economia “alternativa” – lancia l’allarme contro l’euro digitale come se fosse il preludio a un regime dispotico.

Complottismo? Paura del progresso? O, più semplicemente, fastidio per qualunque tentativo di rendere il denaro più trasparente, controllabile e accessibile?

Euro digitale: di cosa si tratta?

L’euro digitale non è una criptovaluta privata né una fantasia da tecnocrati. È un passo concreto per rafforzare l’indipendenza monetaria europea, ridurre la dipendenza da circuiti privati (Visa, Mastercard & co.), e garantire a tutti i cittadini – anche a chi non ha un conto bancario – un accesso sicuro al denaro pubblico. In un mondo sempre più cashless, ignorare questa trasformazione sarebbe come usare ancora il fax per inviare un documento.

Eppure, c’è chi grida alla “fine della libertà”. Perché?

Perché l’euro digitale potrebbe rendere più difficile l’evasione fiscale, il riciclaggio, e tutta quella zona grigia dell’economia sommersa che, guarda caso, molti si ostinano a difendere in nome della “privacy”. Ma che privacy è quella che serve solo a nascondere il nero?

Inoltre, l’euro digitale non sostituirà il contante: lo affiancherà. Nessuno ti obbligherà a usarlo. Ma sarà una garanzia in più per i cittadini, specialmente in tempi di crisi. Perché se domani una banca fallisce o un operatore privato blocca il tuo conto, il denaro digitale della BCE sarà comunque lì, intatto, non manipolabile, e garantito dalla stessa autorità che oggi stampa le banconote.

Una sfida politica e giuridica

Certo, ci sono aspetti da discutere: la tutela della privacy, la sicurezza tecnologica, i limiti di utilizzo. Ma questa è una sfida politica e giuridica, non un pretesto per fermare tutto e tornare alla lira stampata in cantina.

Chi si oppone all’euro digitale non difende la libertà: difende l’arretratezza, l’opacità e, in certi casi, l’illegalità. O, semplicemente, teme la trasparenza.

Serve invece un dibattito serio, competente e orientato al futuro. L’Europa deve essere protagonista della moneta digitale, non spettatrice passiva tra yuan digitali e stablecoin americane.

Soprattutto oggi, in un mondo in cui è vitale sciogliere lacci e catene che ci legano, come europei, ad altri Paesi, a cominciare dagli USA, non più affidabili come un tempo e ossessionati da mire imperialiste da disattivare con tutti gli strumenti, anche finanziari, che abbiamo a disposizione.


Domenico A. Di Renzo

Giurista, funzionario pubblico e autore.
Scrivo di attualità, politica, diritto, scrittura creativa, Pubblica Amministrazione. Scrivo poesie e racconti (soprattutto thriller) e tutto ciò che la mia mente - e la mia penna - mi suggeriscono. Sono inoltre autore di un corso di metrica per canzoni e, in qualità di docente esperto in diritto d'autore, tengo corsi per autori presso scuole di musica, in presenza e online.
Biografia completa qui.

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